Guida della visita

Sala 11

(P3)

Sala 11
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ARTE MULTIMEDIALE

L’edificio annesso al Palacio Valeriola ospita parte della collezione d’arte multimediale di Hortensia Herrero, con opere di artisti come Michal Rovner, Julian Opie, teamLab e Olafur Eliasson.

teamLab (gruppo fondato nel 2001). The World of Irreversible Change (“Il mondo del cambio irreversibile”). È un’opera interattiva in cui appare una città che si trova da qualche angolo nel tempo e qui e ora allo stesso tempo. Il mondo dell’edificio è collegato al mondo esterno di Valencia, in modo da presentare le stesse condizioni in termini di tempo e stagione. Toccando lo schermo il visitatore può mettere le persone una contro l’altra. Quest’opera si evolve con le interazioni potendo persino causare una guerra totale in grado di distruggere la città e raderla al suolo. Se dovesse succedere, non potrà più recuperare il suo stato originale, la vegetazione invaderebbe i ruderi e continuerebbe a crescere. Alcune azioni nella vita non hanno modo di tornare indietro, da cui il titolo dell’opera.

Michal Rovner (Tel Aviv, 1957). Silent Waters (“Acque silenziose”). Quest’opera fa parte della linea di lavoro di Rovner, che ritrae folle di persone che vagano senza meta attorno ai loro schermi LCD. La stessa artista afferma: “Non voglio raccontare una storia. Sto cercando qualcosa di nascosto dietro la storia. Per me è importante iniziare con la realtà. Lavoro con il video quando il mio lavoro avrebbe potuto essere realizzato facilmente con l’animazione, perché spoglio tutte le persone e i luoghi di qualsiasi caratteristica. Ad esempio, non è possibile stabilire se si tratta di un uomo o una donna. Mi piace mischiare in un unico lavoro i video realizzati di persone di diverse epoche. Questo vale anche per le location che utilizzo, dato che spesso mescolo più luoghi completamente diversi. Le figure che uso potrei essere io, potresti essere tu. Ma devono comunque sempre rispecchiare il senso della realtà. Le figure devono essere persone reali”.

Olafur Eliasson (Copenhague, 1967). Your Accountability of Presence (2021). La luce, il colore, la percezione, la partecipazione dello spettatore…sono elementi costanti nel lavoro di Olafur Eliasson. Lo si percepisce in questa installazione in cui i visitatori vedono le loro sagome proiettate sulla parete in colori molto diversi, creando un gioco ottico in cui il movimento è protagonista.

Julian Opie (Londra, 1958) Sam Amelia Jeremy Teresa 2. Julian Opie cerca ispirazione nello spazio che lo circonda e nella gente che incrocia nelle strade di Londra. Un’opera in cui usa le nuove tecnologie, ma che si ispira all’arte antica. Come spiega l’artista, “ho iniziato ad osservare la gente come possibile fonte di ispirazione per i miei disegni nelle stazioni ferroviarie e a contemplare le file di persone nel binario opposto. Osservandole appiattite da una certa distanza potevo immaginare un modo in cui disegnarle. Vedo echi di questo schiacciamento delle persone che formano strisce e fregi nelle antiche lastre di pietra assire e nelle pitture tombali egizie”.

È obbligatorio l'uso delle cuffie